Diario semi-serio di una mamma catapultata su Gemellandia. Tra lavoro, nani e (tentativi di) vita sociale.

mercoledì 9 luglio 2014

Austria a misura di bambino (1° parte)

La sera prima di partire, stanca e trafelata, ho tuittato così:

AAA cercasi clone che continui a lavorare mentre io me ne vado in vacanza. 

Sono arrivata all’aeroporto distrutta: tra lavoro, preparativi per la partenza ed emergenze di tutti i tipi dell’ultimo minuto sembravo uno zombie. Ci ha messo il carico un ritardo clamoroso della RyanAir. E le belve scatenate in aeroporto per 3 ore e mezza non hanno certo aiutato la sensazione di relax che avrei voluto godermi andando finalmente in ferie.

Poi però siamo arrivati a Vienna. Era notte e i bambini dormivano in macchina. Al buio abbiamo cercato di capire come funzionasse l’appartamentino affittato. Abbiamo trovato i letti a tentoni, lanciato le valigie in un angolo, ci siamo svestiti a occhi chiusi e addormentati come sassi.

L’indomani ci aspettava in tutto il suo splendore la capitale imperiale per eccellenza. Ci siamo mossi tardi, tra passeggini e mezzi pubblici, per la felicità dei due nanetti euforici.

La prima tappa, visto il tempo incerto, è stato il museo di storia naturale: bellissimo. Uno di quei posti in cui nella vita di prima non mi sarei mai sognata di mettere piede, ma che con loro mi è sembrato persino divertente, quasi come un pomeriggio di shopping. Ho detto quasi.

Nei tre giorni a Vienna abbiamo esagerato con le cose da fare e da vedere, tant’è che il quarto giorno, in partenza per la Carinzia, abbiamo avuto qualche ora di puro delirio. Piangevamo o gridavamo tutti. Da esaurimento. Nei giorni seguenti è andata meglio, probabilmente la prima tappa cittadina non è stata una grande idea. L'agenda era troppo piena. Comunque, da quel giorno in poi, nanetti perfetti e relax garantito per tutti. Beh, relax si fa per dire, sempre con due piccoli animaletti si viaggiava. A dire il vero l’Austria è talmente ben organizzata per l’ospitalità nanesca che la “logistica” non è stata affatto un problema: i ristoranti e le trattorie sono tutti dotati di menu per bambini e di mini-posate, le stazioni di servizio hanno parchi giochi giganti, stanze per il cambio e mini-gabinetti, nelle città ci sono una serie di eventi e località dedicate espressamente a loro: musei per bambini, esposizioni temporanee, per non parlare dei parchi, belli a prescindere ma quando poi scopri che il più brutto possiede il parco giochi più bello del più bel parco giochi della tua città, beh, ti viene da pensare, ma intanto ne approfitti felicemente (e alle 17 i parchi sono tutti popolati da mamme, papà e bambini – pensare che alla stessa ora io sono ancora in ufficio che digito mestamente al computer o parlo concitatamente al telefono).

Certo potrebbero sorridere ogni tanto, questi viennesi. Sono gentili, ma non proprio simpatici. Per fortuna fuori dalla capitale, la gente è più cordiale. Però funziona tutto. Al parcheggio non funzionava la macchinetta. Telefoni e trovi l’operatore che parla anche un inglese decente e in 5 minuti ti fa arrivare il tecnico (che poi non ci ha cambiato le monetine perché era parecchio antipatico, ma non si può avere tutto, eh).

Di cose da fare per i bambini Vienna ne offre per una settimana almeno.

Il Prater, per esempio. I suoi sconfinati prati verdi, i parchi giochi (ovviamente), il lunapark e, ovviamente, la ruota vintage con ampia vista sulla città… E qui non ci siamo fatti mancare niente. Pure gli autoscontri abbiamo fatto, a mezzanotte. A 2 anni.

Poi il Tiergarten, cioè lo zoo. Dentro Schoenbrunn, dove c’è il famoso castello, ma quello non l’abbiamo visto per la nota avversione che ho nei confronti dei castelli. Sarà perché da piccoli mia sorella ci costringeva a vederli tutti, a ogni viaggio? Comunque lo zoo è il più bello che abbia mai visitato. E soprattutto ci siamo innamorati dei panda e i bambini ancora ne parlano perché quando siamo arrivati dormivano ma poi siamo andati a trovarli ad ora di pranzo e loro si sono fatti trovare allegramente seduti che mangiavano foglie di bambù. Felicità pura.

Poi lo Zoom, cioè il Museo dei bambini che si trova all’interno del MQ – il quartiere dei musei. L’interno del quartiere è pieno di locali. Qui anche solo prendere un caffè regala una sensazione stupenda…

E niente, e poi ce ne siamo andati. Senza aver fatto shopping nonostante fossero iniziati i saldi (lo so, non sono più io, non ditemelo, aiuto!). Senza aver visto Klimt se non nelle centinaia di riproduzioni appese ovunque. Senza aver fatto la spesa al NaschMarkt. Senza essere andati a salutare Phil, chi sa chi è ma ne parla bene la guida, lui che vende tutto quello che c’è nel suo locale, dove puoi mangiare e bere, come in un café/pub/ristorante. Senza essere passati dal Belvedere.

E quindi ci possiamo tornare presto. Giusto, Papi? Magari a Capodanno, con amici, affittiamo la stessa casetta e prenotiamo quella nello stesso pianerottolo per gli amici e così organizziamo il cenone di Capodanno a casa e invitiamo anche… ok, Papi, va bene. Capodanno è lontano e sto fantasticando. Allora organizzo Londra per fine Settembre, d’accordo?

(to be continued)

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